Shu Wang, Department of Nutritional Sciences, Texas Tech University (credito: Texas Tech Today)

Una scienziata della Texas Tech University potrebbe aver trovato un metodo per prevenire o persino invertire l’obesità.
La dottoressa Shu Wang, professoressa presso il Dipartimento di Scienze Nutrizionali dell’università americana, dichiara infatti di aver ideato un metodo basato sulla nanotecnologia per contrastare questa patologia crescente nella società odierna, in particolare negli Stati Uniti dove coinvolge un terzo degli adulti americani.

L’obesità è dovuta all’aumento del tessuto adiposo e quest’ultimo, nei mammiferi, e naturalmente anche negli esseri umani, si presenta sotto due forme diverse: tessuto adiposo bianco, detto anche “grasso bianco”, ossia il grasso dove è stipata l’energia, e il tessuto adiposo marrone, detto anche “grasso bruno”, che svolge in particolare la combustione dei grassi per produrre calore corporeo.

Ed è proprio il tessuto adiposo bianco quello responsabile del grasso che si accumula nel corpo.
Lo stesso tessuto adiposo è a sua volta composto dagli adipociti, le cellule che servono ad immagazzinare il grasso.
Gli adipociti marroni possono assorbire e bruciare il glucosio e i grassi in eccesso per creare calore e quindi possono essere considerati obiettivi importanti per il trattamento dell’obesità.

La scienziata, insieme ai colleghi, ha creato una nanoparticelle biocompatibile e biodegradabile che può contenere il resveratrolo aumentando le sue capacità di dissolversi nel corpo.
Il resveratrolo è un nutriente che si può trovare comunemente nella buccia dell’uva rossa e che può aumentare la formazione di adipociti marroni.

Questa sostanza si rivela però molto difficile da distribuire nel grasso bianco che deve colpire in quanto non si dissolve bene nei fluidi corporei e neanche nell’acqua.
Il nuovo sistema basato sulle nanoparticelle della Wang promette di poter fornire direttamente il resveratrolo nelle cellule stromali adipose promuovendo la trasformazione del grasso bianco in grasso bruno.

“Miriamo a indurre questa trasformazione nel tessuto adiposo bianco sottocutaneo per il trattamento dell’obesità e dei disturbi metabolici correlati all’obesità, tra cui l’insulino-resistenza e l’iperlipidemia”, riferisce la ricercatrice.

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